ABBRONZATURA:
CONOSCERE IL SOLE PER GODERNE I VANTAGGI ED EVITARE I DANNI
Quante volte abbiamo letto o ascoltato l’esperto di turno che ci spiegava come approcciare al sole?
Una enormità, vero? Orari giusti, fotoprotezione ecc…..
Oggi quindi spostiamo l’attenzione più a fondo, entriamo letteralmente nella pelle!
Le cause di invecchiamento della cute, come sappiamo, sono dovute sia al passaggio del tempo, processo conosciuto come crono aging, sia all’esposizione solare, il cosiddetto foto aging.
A queste due cause si somma però la differente capacità di riparazione dei danni della pelle, dovuta alla nostra struttura genetica.
Infatti a parità di stimoli dannosi, l’invecchiamento della pelle si manifesta in modo differente nelle varie persone in funzione della differente capacità esercitata dai “geni riparatori”.
Tutti noi infatti conosciamo persone che si espongono eccessivamente al sole e sembra che non ne abbiano danni, e altre che già da giovani, accumulano rughe e manifestazioni di invecchiamento da fotoaging in modo decisamente accelerato.
Il sole, se da una parte è la principale fonte della vita animale attraverso la produzione di ossigeno dalla fotosintesi clorofilliana, dall’altra, e non smetteremo mai di ripeterlo, procura nella nostra cute importanti danni dovuti ai raggi UV.
Danni sia precoci come l’eritema attinico e la discheratosi, sia tardivi come la rugosità, l’elastosi, le lentigo senili, le teleangectasie, la cheratosi attinica, la ipomelanosi guttata, fino ad alla possibilità di indurre la formazione di neoplasie.
I raggi solari sono suddivisi sulla base della lunghezza d’onda in:
- raggi infrarossi, (702-1500 nm)
- raggi visibili, (400-700 nm)
- raggi ultravioletti, (295-400 nm)
- raggi X e raggi cosmici.
Tanto è minore la lunghezza d’onda e tanto maggiore è la capacità di penetrare nella cute e di indurre danno biologico.
I raggi UVC, come quelli a lunghezza inferiore, raggi X e raggi cosmici, sono fortunatamente filtrati dalla la fascia dell’ozono.
Ma l’esposizione ai raggi UV A e B determinano un danno infiammatorio a livello cellulare con degradazione dei componenti della matrice dermica!
Il danno della matrice dermica deriva principalmente dalla attivazione delle Metalloproteinasi, delle idrolasi capaci di degradare collagene ed elastina.
Pensate che anche una piccola esposizione solare, nella minima quantità di raggi necessaria a fare comparire un arrossamento, determina l’attivazione delle metalloproteinasi per più di 72 ore con decomposizione della matrice dermica e attivazione di una riparazione cicatriziale!
Il danno biologico da radicali liberi dell’ossigeno può però essere contrastato con l’aumento della concentrazione di sostanze antiossidanti, come ad esempio i polifenoli.
Si è dimostrata vantaggiosa quindi una somministrazione di questi sia per via topica e per via sistemica prima e dopo l’esposizione solare.
Ecco alcuni elementi utili:
- Laminaria Ochroleuca, (http://www.specieaspim.it/uploads/specie/alghe/laminaria-ochroleuca/scheda-laminaria-ochroleuca.pdf)
E’ un’alga capace di contrastare i danni infiammatori indotti dall’azione dei raggi UVB.
- Macrocistis Pyrifera ( https://it.wikipedia.org/wiki/Macrocystis_pyrifera )
Utile per limitare la distruzione della matrice dermica.
- Sanguisorba Officinalis ( https://en.wikipedia.org/wiki/Sanguisorba_minor )
Altra alga, capace di bloccare l’azione delle metalloproteinasi.
Ma quando il danno è fatto?
Per tutte quelle persone che hanno già subito danni solari e vedono nello specchio un viso vecchio, grinzoso e coperto di macchie?
Dividiamo i danni e i trattamenti in funzione della loro collocazione anatomica.
Danni superficiali:
L’iperpigmentazione cutanea può essere evitata sia riducendo la melanogenesi, con l’uso di creme con acido fitico e acido kogico o meglio ancora, con con trattamenti medici che utilizzino questi rimedi nelle concentrazioni più opportune.
Secondariamente, prenderanno spazio soft peelings con acido Mandelico e Tricloroacetico per eliminare lo strato superficiale della pelle e, insieme a una ottimizzazione della texture e a un aumento della luminosità, ottenere anche un miglioramento netto della idratazione e della gestione delle macchie.
http://www.clinicadermoestetica.it/acido_glicolico_peelingsNew.php
Danni profondi:
Le funzioni del fibroblasto, l’unità funzionale del derma, dovranno essere riattivati con l’uso di fattori di crescita piastrinici http://www.clinicadermoestetica.it/prp.php o, nei casi meno gravi, con precursori biologici, aminoacidi, vitamine, consentendola neoformazione dei componenti della matrice, collagene, acido jaluronico ed elastina. http://www.clinicadermoestetica.it/anti_aging_tratments.php
Ma ricordiamo, pur avendo tutte le possibilità di cura e recupero di una pelle anche profondamente danneggiata, la prevenzione sarà sempre la nostra arma principale!
Buona estate a tutti!
Dr. Fabio Caprara